La divulguazione di un messaggio sotto forma di musica e poesia. Gil Scott-Heron e l’arte dello spoken word
Scritto da Giorgio Giovannini il 4 Aprile 2024
Il 27 maggio del 2011 Gil Scott-Heron muore all’età di 62 anni a New York nell’ospedale di Manhattan.
Il 9 febbraio del 2010 aveva pubblicato il suo ultimo disco “I’m new here”.
Un disco brevissimo ed allo stesso tempo intenso. In soli 28 minuti si trovano canzoni che spaziano delle atmosfere elettroniche che contaminano jazz, il rhythm and blues mantenendo sempre il denominatore comune della produzione di Gil Scott-Heron: lo spoken word. Il disco si piazza al 6° posto della US chart jazz. Un successo inaspettato ed allo stesso tempo enormemente apprezzato da giovani musicisti che, percipendo la grandezza del personaggio, colgono l’occasione per realizzare versioni alternative di questo disco. Per primo Jamie XX, leader della band XX che crea un nuova versione elettronica del disco intitolandolo We’re Now Here. Successivamente il musicista di Chicago Makaya McCraven che a sua volta rivisita in chiave modern jazz il disco rinominandolo We’re New Again.
Spoken Word
Spesso definita una tecnica precorritrice dell’hip-hop, lo spoken word nasce come una performance poetica recitata dal vivo. Gil Scott-Heron è stato definito profeta degli afroamericani, padrino del rap, icona culturale del black power; è conosciuto principalmente per i suoi lavori della fine degli anni sessanta e inizi degli anni settantacome autore di spoken word, cioè di poesia recitata su basi musicali, insieme al suo attivismo militante.
Negli anni Settanta la “Black America” viveva un grande inverno. gil Scott-Heron scrisse proprio nel 1975, in collaborazione con il musicista Brian Jackson, in brano Winter in America.
“C’è qualcosa che non va: vogliamo parlarvi di una stagione che sta conquistando l’America: la stagione è l’inverno”.
Gil Scott-Heron è un profondo conoscitore della storia americana; proprio di quell’America lui ne ha studiato cultura e retaggi coloniali. Egli condanna l’ingannevole miraggio dell’uguaglianza manifestata da un’amministrazione corrotta e corruttibile. I contenuti dei testi sono estremamente diretti e caratterizzati dalla forza di un pensiero indipendente.
“La rivoluzione non verrà trasmessa in televisione” (The Revolution Will Not Be Televised ) contiene un’invettiva senza precedenti rivolta a quel sistema che ancora tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta non si preoccupava dell’estremo disagio e delle condizioni di povertà a cui era sottoposta la popolazione afroamericana. Si tratta ovviamente di una rivoluzione ideale che fonda le proprie basi sull’impegno sociale, intellettuale, dell’istruzione e dell’informazione.
La letteratura e la poesia
La vita di Scott-Heron è sempre stata caratterizzata da una grande passione per la cultura e la letteratura. Nato a Chicago il 1º aprile del 1949, all’età di tredici anni Gil Scott-Heron scrisse la sua prima raccolta di poesie e nel 1968 pubblicò il suo primo romanzo, L’Avvoltoio, un giallo i cui temi centrali includono gli effetti devastanti della droga sulla vita dei neri che risiedevano nei sobborghi delle grandi città. Gil Scott-Heron pubblicò il suo secondo romanzo, The Nigger Factory (1972), ambientato nel campus di un college storicamente nero (HBCU), incentrato sulle ideologie contrastanti tra gli amministratori tradizionali di formazione eurocentrica; gli studenti più giovani tra i fondatori di Members of Justice for Meaningful Black Education (MJUMBE) e gli studenti moderati e il loro leader, Earl Thomas.
La musica
Come musicista Scott-Heron pubblicò più di quindici album. Nel 1970 pubblicò il suo primo album, New Black Poet Small Talk at 125th e Lennox, Pieces of Man (1971), Free Will (1972) e Winter in America (1974). Questi album includono brani classici come The Revolution Will Not be Televised, Lady Day and John Coltrane, Whitey on the Moon, No Knock e Home Is Where the Hatred Is. Gil Scott-Heron ha avuto il merito di rendere efficaci le liriche delle proprie canzoni nei confronti di argomenti di grande interesse sociale ed allo stesso tempo creare vere e proprie poesie urbane in cui la dolcezza, l’amicizia e l’amore sono state rappresentate in straordinarie canzoni.
Lady’s song
Lady’s Song nel disco Spirits del 1994 dedica queste toccanti parole alla vita di una donna che, rimasta sola, conduce la propria esistenza tra le difficoltà quotidiane
I wrote this song for a very
Special lady friend of mine
Who was separated from her man
As often our ladies are
This song was about the love
That I feel for her
And the respect I feel for the
Way she has faced her life
Ho scritto questa canzone per
Una mia amica speciale
Che era separata dal suo uomo
Come spesso lo sono le nostre donne
Questa canzone parlava dell’amore
Questo io provo per lei
E il rispetto che provo per
Il modo in cui ha affrontato la sua vita
Your Daddy Loves You
Your Daddy Loves You si trova nel disco Winter In America del 1974. Una dolcissima poesia che ogni padre vorrebbe dedicare alla propria figlia.
Like to do a love song
For all the little ladies
For all the daddies
Now sweet little old brown eyed girl
Now that you’re sleeping
Your daddy loves you
Say your daddy loves his girl, hey now
Your daddy loves you, loves you
Mi piacerebbe fare una canzone d’amore
Per tutte le piccole donne
Per tutti i papà
Ora, dolce ragazzina dagli occhi castani
Ora che stai dormendo
Il tuo papà ti ama
Dì che tuo padre ama la sua ragazza, ehi adesso
Il tuo papà ti ama, ti ama
The Bottle
Il disco Winter In America contiene la canzone che probabilmente è ritenuta la più importante di tutta la produzione di Gil Scott-Heron: The Bottle. La canzone condanna l’abuso di alcol facendo riferimento al potere distruttivo della dipendenza e di come può rovinare la vita delle persone. Gil Scott-Heron ha preso ispirazione osservando e parlando con gli alcolisti fuori da un negozio di liquori chiamato Log Cabin nella Virginia settentrionale, vicino a Washington DC. Ogni giorno facevano la fila per scambiare le loro bottiglie vuote con uno sconto sul prossimo acquisto. La canzone ha avuto nel tempo numerose interpretazioni. Nel 1975 il cantante Joe Bataan ha riproposto la canzone nella sola versione strumentale. Nel 1992 la band dei Christians la inserisce nel loro disco “Happy In Hell”. Anche Paul Weller, acuto ed intelligente musicista e cantant, ha voluto rendere omaggio a Gil Scott-Heron inserendo la canzone nel disco del 2004 chiamato “Studio 150”.
Me And The Devil
Ritorniamo al 2010, al momento del suo ultimo disco. La seconda traccia si chiama Me And The Devil. È una cover di Robert Johnson completamente stravolta da ritmi elettronici e presagisce inevitabilmente il futuro di Gil Scott-Heron che morirà l’anno successivo. Un grande osservatore delle realtà ai margini delle grandi metropoli in cui consumismo e benessere si contrappongono alle difficoltà economiche dei soggetti più deboli relegati sempre più nei ghetti.
Early this morning
When you knocked upon my door
And I say, “Hello, Satan”
I believe, it’s time to go
Me and the devil
Walking side by side
Stamattina presto
Quando hai bussato alla mia porta
Io ho detto: “Ciao, Satana”
Credo che sia ora di andare
Io e il diavolo
Camminare fianco a fianco