Philadelphia: La Musica Sensibilizza L’Opinione Pubblica

Scritto da il 14 Ottobre 2024

philadelphia locandina filmNella botte piccola c’è il vino buono! Quante volte lo abbiamo sentito dire?
Usiamo questo proverbio per introdurre il film di oggi dove con la metafora della botte piccola facciamo riferimento alla colonna sonora non particolarmente nutrita, ma che trova tra le firme, veri e propri giganti della musica mondiale.

Stiamo parlando di Philadelphia, pellicola del 1993 del regista Jonathan Demme (Una vedova allegra… ma non troppo, Il silenzio degli innocenti).

Come per la musica, anche i film vanno contestualizzati nel loro periodo storico di uscita. Questo è una delle prime produzioni cinematografiche che trattano in maniera esplicita il tema dell’AIDS, malattia che proprio negli anni ’90 raggiunse il suo culmine.
Anche se nel 2024 è normale parlare di malattie veneree e di omosessualità, negli anni ’90 le cose erano un po’ diverse.

Il film segue le vicende di Andrew Beckett (magistralmente interpretato da Tom Hanks) detto Andy, un brillante giovane avvocato omosessuale alle dipendenze di uno degli studi associati più prestigiosi di Philadelphia: il Wyant & Wheeler.

A seguito dell’ennesima vittoria in tribunale, i soci gli affidano un importante cliente, ma proprio in quel momento, uno dei capi nota una lesione sulla fronte di Andy che riconosce essere una papula di sarcoma di Kaposi, un tumore particolarmente raro che si manifesta come una sorta di Herpes e che è un chiaro riferimento di AIDS.

Nonostante l’impegno che Andy mette nella nuova causa, i soci non tollerano un omosessuale nel loro studio, per di più affetto da AIDS e simulano quindi un “licenziamento per giusta causa”. Andy capisce la reale motivazione che c’è dietro il comportamento dei suoi ex datori di lavoro, e con non poche difficoltà (nessuno è disposto a prenderlo come cliente), arriva a Joseph Miller (interpretato da Denzel Washington) avvocato che è stato suo rivale durante una causa e che si rivela essere l’unico disposto a difenderlo e grazie al quale impugna una causa contro la Wyant & Wheeler per discriminazione.

Ma parlando di questo film, probabilmente ai più la prima cosa che viene in mente è la voce di Bruce Springsteen che canta la sua meravigliosa Streets of Philadelphia. Quello del Boss, infatti è solo uno dei nomi di spicco che firmano la colonna sonora.

Demme, voleva una canzone rock per l’apertura del suo film e la chiede a Springsteen. Il cantautore inizia a scrivere la canzone basandosi su alcuni testi che aveva scritto in precedenza e dedicata alla morte di uno dei suoi amici, ma non funzionavano su un ritmo rock. Decide così di mandare a Damme ciò che aveva composto definendola “una demo incompiuta”. Il regista l’ha adorata pensando che fosse perfetta così come era. Il brano viene registrato nello studio casalingo di Springsteen. Lo stesso dove ha inciso “Nebraska”.

Altro nome importante che compare in questa colonna sonora, è quello di Peter Gabriel che qui troviamo con il brano Lovetown. Il significato del testo è quello di affrontare il futuro, senza lasciarsi influenzare dalle esperienze dolorose del passato. Il videoclip è ispirato all’arte di Yayoi Kusama con la quale Gabriel ha già collaborato in passato.

Troviamo anche un grande classico del 1971 che è Have You Ever Seen The Rain? dei Creedence Clearwater Revival e contenuta nell”album “Pendulum”.
Qui in versione cover eseguita dagli Spin Doctors.

Questo brano è la risposta che John Fogerty dà a suo fratello Tom che ha deciso di lasciare la band proprio all’apice del successo. La frase “I want to know – have you ever seen the rain comin’ down on a sunny day?” (“voglio sapere, hai mai visto la pioggia cadere in una giornata soleggiata?”) farebbe riferimento proprio all’allontanamento di Tom dalla band che avviene nel 1971 subito dopo la pubblicazione di questo album.

Per la cronaca, Tom Fogerty pubblica tre album prima di morire di tubercolosi nel 1990. Il suo ultimo album del 1988, esce postumo.

In questa colonna sonora compare anche l’aria La mamma morta tratta dall’opera del 1896 “Andrea Chénier” di Umberto Giordano. Molto bella la scena. Andy spiega a Joe, il suo avvocato e ormai amico, quello che succede nel dramma.

Chiudiamo la carrellata di titoli con il brano che chiude anche il film: Philadelphia di Neil Young. Il regista, che continua a cercare un brano rock e che sia anche americano, per convincere Young prende il girato già pronto del film e lo monta su un altro brano di Neil Yong, Southern Man. Canzone del 1970 contenuta nell’album “After The Gold Rush”,  chiedendo al cantautore di scrivere qualcosa di simile.

Sei settimane dopo, Demme riceve una telefonata da parte di Young dove gli dice che sta per ricevere una cassetta. Arrivata la cassetta e ascoltata la canzone, commosso il regista esclama: Oh mio Dio, Neil Young si fida di questo film più di me.

Come anticipato anche nel titolo, Philadelphia è uno di quei film che vuole essere anche una denuncia contro la più cieca ignoranza. Quella fatta di disinformazione e luoghi comuni. Andrew diventa un moderno Davide pronto ad affrontare un gigantesco Golia.
Naturalmente non vi diciamo come va a finire. Questo lo lasciamo scoprire a voi.

Philadelphia è disponibile in streaming sulle seguenti piattaforme: Apple TV, Googla Plyay, Prime Video.

Guarda il trailer

 

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