Aqualung: la copertina icona dei Jethro Tull
Scritto da Daniele Massimi il 18 Aprile 2024
Era il 19 marzo 1971 e niente fu come prima: i Jethro Tull pubblicano Aqualung è la copertina icona dei Jethro Tull.
Fondati dall’istrionico Ian Anderson, i Jethro Tull hanno segnato un’epoca e hanno impresso il loro graffiante stile nella musica toccando tantissimi generi, dal jazz, al blues, al rock, al folk, fino all’elettronica. Il flauto, suonato dallo stesso Ian in modo cosi personale, è diventato un vero marchio di fabbrica.
Iniziamo questo racconto sulla copertina più iconica del gruppo con una curiosità: il brano Aqualung, la title track, che eseguono dal vivo praticamente in tutte le loro performance, è uno dei pochi pezzi, che nella sua registrazione originale non ha il flauto!
Il riff di Aqualung con quelle micidiali sei note eseguite da Martin Barre fu composto sulla chitarra acustica da Ian Anderson che a tal proposito racconta:
“Suppongo che sia stato un po’ ispirato dalle note drammatiche di apertura di Beethoven della Quinta Sinfonia. Suoni alcune note e ti viene in mente un motivo, che è potente e stabilisce l’intera natura della canzone. È una grande cosa quando puoi farlo. I Deep Purple lo hanno fatto con Smoke on the Water. I Cream lo hanno fatto con Sunshine of Your Love. Quando crei uno di quei riff semplici e magnifici, è una cosa fantastica. È un bel gioiello nel firmamento musicale”.
La copertina
Ma veniamo alla copertina che in origine era textured, cioè telata. È un album “gatefold” ossia apribile che consentiva agli artisti di inserire più informazioni ed indizi sull’opera che presentavano.
La cover è un dipinto di Burton Silverman raffigurante un uomo barbuto dai capelli lunghi in abiti trasandati. L’ispirazione scaturì da una fotografia di un senzatetto, scattata dalla moglie di Anderson a Thames Embankment, lungo gli argini del Tamigi. Una figura ai margini della società che osserva tutto. Perfetta per il contenuto lirico del disco ricco di riferimenti sociologici, religiosi e di vita comune. Da notare il netto contrasto tra il barbone e il manifesto alle sue spalle che pubblicizza eleganti e dispendiose vacanze natalizie in una località sciistica delle Highlands scozzesi meridionali.
L’illustrazione materializza quasi il suo “rantolo” affannoso e minaccioso che è il vero senso del disco, che in origine doveva chiamarsi My God. Come lo stesso Ian Anderson ci svela, il titolo deriva dal rumore di un respiratore subacqueo. L’Aqua-lung è infatti il nome originale della prima attrezzatura subacquea sviluppata da Jacques Cousteau e Emile Gagnan nel 1943.
L’interno della copertina, mostra un altro dipinto con i componenti del gruppo in abiti stravaganti all’interno di una cattedrale: Ian Anderson a bocca aperta che canta e tiene un incensiere; Jeffrey Hammond, il bassista, che beve da una tazza e ha in testa un casco da aviatore; Clive Bunker, il batterista, che è accovacciato sullo sfondo con una croce in mano; Martin Barre, il chitarrista storico della band, che è in abiti seicenteschi mentre John Evan suona il piano vestito di bianco con una cravatta rossa a puntini bianchi e una camicia gialla.
Il personaggio della copertina, sempre di Burton Silverman, compare anche sulla back cover, ma questa volta accovacciato su un marciapiede accanto ad un cane.
In molti hanno notato una vaga somiglianza ad Aqualung di Ian Anderson che in seguito lo impersonerà nel video-film SlipStream del 1981.
I brani dell’album
La realizzazione e registrazione dell’album è stata molto travagliata. Una prima sessione ci fu dal 13 al 20 dicembre del 1970 presso gli Island Studios di Londra e una seconda, quella del master definitivo, nel febbraio del 1971.
Quadri della sua esistenza (ennesimo alter-ego di Ian Anderson dopo il famoso Gerald Bostock dell’album Thick As A Brick) si potrebbero scorgere tra le altre tracce del disco, che narrano delle relazioni interpersonali, dei fallimenti scolastici o amorosi, a suon di rock, folk, ballate acustiche e semplici acquarelli sonori appena accennati o con vere e proprie suite complesse.
Anche se non si tratta di un concept album, come ha sempre precisato Ian Anderson, i brani sono legati da esperienze dirette di vita dello stesso Ian (come per Cheap Day Return, Up to Me, e Wind Up). Tra tutte, la traccia che Ian ama particolarmente è la bellissima ballata Wond’ring Aloud.
L’unico interlocutore di Aqualung resta Dio a cui non si risparmiano critiche sia sociali, storiche e teologiche. My God, primo brano del Lato B del vinile, è il pezzo più lungo di questo lavoro, che si apre con un’intro acustica che diventa poi un rock acido e rabbioso. Una forte invettiva alla Chiesa e alla religione (The bloody church of England, in chains of history = La maledetta chiesa d’Inghilterra, nelle catene della storia).
Il brano, originalissimo, venne eseguito in anteprima dal vivo all’Isola di Wight, ed ha una struttura libera, senza schemi che esplora diverse soluzioni e arrangiamenti inediti. La sezione centrale con l’assolo di flauto è sconvolgente ed è addirittura accompagnata da cori ricchi di eco e solennità, come se ci si trovasse dentro ad un edificio sacro.
Altre tracce significative dell’album, oltre alla title track, sono Cross-Eyed Mary e senza dubbio Locomotive Breath dove Ian Anderson parla della forte crescita della popolazione e del capitalismo, come un treno in corsa, temi ancora oggi molto attuali.
Il brano Locomotive Breath viene riproposto praticamente in tutti i live dei Jethro Tull e fa parte del grand finale dove attualmente Ian Anderson permette al pubblico di riprendere lo show e di fare foto. Un modo per rispettare gli artisti e seguire con attenzione lo spettacolo senza essere filtrato dai cellulari.
Da qualche anno, invece, la title track è inserita nella scaletta con una lunga intro di flauto chiamata Aquadiddley, una sorta di medley che dilata al massimo il tema della canzone stessa lasciando spazio ad assoli e a interessanti interventi solistici.
Le rinascite dell’icona
Sono passati già 53 anni dalla sua uscita e l’album Aqualung è ancora una pietra miliare della storia del rock.
Su quest’opera lo stesso Ian ha dichiarato: “È l’album che mette maggiormente in risalto il lato cantautorale del gruppo, dato che gran parte dei brani sono stati scritti alla chitarra acustica con l’intenzione di mantenere lo stesso approccio anche in fase di registrazione, invece che riarrangiarli in chiave elettrica. Vendette tantissimo in tutto il mondo. È il disco che ci ha permesso di farci conoscere ovunque oltre che in Gran Bretagna e Stati Uniti”.
Il nostro album ha avuto molte vite e rinascite: nel 2011, a quarant’anni dalla sua pubblicazione, venne celebrato con un lungo tour e l’uscita di due versioni del disco. La 40th Anniversary Collector’s Edition e la Special Edition. Entrambe le versioni in CD sono state poi remixate da Steven Wilson e proposte anche in vinile, in DVD ed in Blu-Ray. Nel 2016 venne pubblicata la 40th Anniversary Adapted Edition con un ricco cofanetto contenete 2 CD + 2 DVD e un booklet di 80 pagine.
Ma la versione più importante tra tutte è quella uscita in un CD live del 2005 registrata davanti ad un pubblico di quaranta invitati allo XM Performance Theater di Washington. L’intero ricavato è stato destinato interamente ad associazioni benefiche in favore dei senzatetto.
Perché Aqualung è la copertina icona dei Jethro Tull ?
Il protagonista della nostra copertina così non solo è diventato un’icona del gruppo ma diventa portavoce di chi non ha voce ed è ai margini ancora oggi. Un esempio chiaro di come la musica va oltre e ci aiuta a vivere meglio!