Daniela Pes a Forca di Castiglione (AQ), la recensione del concerto

Scritto da il 30 Luglio 2024

Di passati, di futuri e…di cavalli

Ci sono artisti ancorati alla realtà immanente delle cose, che ti parlano a ragione delle loro e delle nostre contingenze, iperrealisti capaci di farti sentire in un diner dei tardi anni 40 come un personaggio di Edward Hopper. Gente come il primo Tom Waits, come i prosaici Gallagher, che ti portano credibilmente con loro su una BMW dopo qualche gin&tonic di troppo.
Poi ci sono gli altri, quelli che sembrano sorvolare la realtà pratica delle cose e che, invece, colgono segnali impercettibili da altre dimensioni. Che siano dimensioni vere o false poco importa: aprono mondi estranei eppure tremendamente plausibili.
Artisti di questo tipo parlano direttamente al nostro inconscio, suggestionano, riaprono porte chiuse da secoli di evoluzione.
Daniela Pes appartiene a questi ultimi, capaci di parlarci di cose che non abbiamo mai vissuto, e di farlo alle spalle della nostra stessa coscienza. Per farlo sceglie il mezzo meno probabile ma, per certi versi, più logico: una lingua ignota. Che si tratti di un idioma realmente inesistente o semplicemente dimenticato poco importa: l’ascoltatore, libero dal ricatto del significato, può abbandonarsi alla suggestione di emozioni che, altrimenti, avrebbe catalogato sulla base di un linguaggio per forza di cose troppo descrittivo.
I lunghi bordoni, la voce educatissima ma mai di maniera, ci portano in tempi remoti e, contemporaneamente in futuri imprevisti.
Il supporto di Maru Barucco e Mariagiulia Degli Amori è perfetto nel valorizzare l’intensità della prova vocale.
Di suggestione in suggestione, vengono in mente i sintetizzatori futuribili del primo Battiato, quando l’analogico sapeva ancora di avvenire che, miscelati a ritmi ancestrali, trascinano i circa mille presenti in una dimensione inconsueta.
Aiuta, in questo senso, il luogo scelto per questa tappa di Paesaggi sonori: i mille e trecento metri circa della Forca di Castiglione all’imbrunire regalano uno spettacolo naturale perfetto, inaspettatamente condito dalla presenza di una cinquantina di cavalli, affatto turbati dal concerto.
Per finire una nota: mille persone che raggiungono un posto, per quanto splendido, decisamente fuori mano fanno riflettere sul rapporto tra pubblico, artisti ed organizzazione.
L’intrattenimento generalista è, ormai, incapace di offrire un’esperienza di livello all’ascoltatore distratto, ma le nicchie di qualità, se coltivate con passione ed intelligenza, possono regalare numeri impensabili. Ci vuole coraggio ad investire su proposte così particolari ma, se la proposta è seria, i numeri danno soddisfazione anche a chi non si accontenta del mainstream più scontato.

Forca di Castiglione, Tornimparte (AQ)

By Il Retronauta

 

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