La Command Records: una etichetta discografica dal design particolare

Scritto da il 10 Agosto 2024

La serie di dischi realizzati dalla Command Records oltre mezzo secolo fa è molto apprezzata dagli intenditori di musica ed è ricercata per le sue straordinarie copertine.

Tutto iniziò nel 1948, con l’avvento degli LP in vinile di 12 pollici a 33 giri quando le copertine divennero la cosa più necessaria per la vendita. Uno dei motivi è che cominciarono ad aprire in tutti gli Stati Uniti grandi e piccoli negozi di dischi, dando vita a un’industria di successo. Man mano che nuove etichette entravano in questo mercato competitivo, i generi musicali richiedevano un marketing più aggressivo. Le confezioni dei dischi venivano personalizzate in modo da riflettere il tipo di musica e dei musicisti. Già prima degli anni Cinquanta, il jazz e altri generi sperimentali cominciavano a raggiungere i vertici delle classifiche con etichette come Blue Note, Paramount, Westminster, Verve, Prestige e Riverside Records, tra le altre. Molte di queste etichette erano alla moda sia per l’arte e il design che per le loro sonorità.

Enoch Light nel 1967. (Billboard magazine)

Una delle etichette più prodigiose dell’epoca fu la Command Records, fondata nel 1959 da Enoch Light (1905-1978), leader di band e straordinario ingegnere del suono, e da George Schwager che diede vita a sonorità innovative attraverso l’instancabile sviluppo della riproduzione stereofonica.

La Command si chiamava originariamente Command Performance Records e successivamente divenne Command ABC-Paramount con uffici nell’edificio Paramount a Times Square (New York).

La Command si rivolgeva a persone esigenti che desideravano un suono più raffinato ed ha prodotto musica jazz progressiva, percussiva, ritmica, solisti e big band.

Per questa etichetta registrarono talenti come Tony Mottola, Count Basie, Dick Hyman, Buddy DeFranco, The Ray Charles Singers e la Light Brigade di Enoch Light. Ma il contributo più significativo della Command è stata la sua

scrupolosa ricerca in tutte le fasi nel campo della registrazione,

come si può legge nelle note di copertina della maggior parte degli album pubblicati, insieme alla

promessa di produrre solo registrazioni che contribuiranno al vostro divertimento musicale e soddisferanno con successo i vostri elevati standard di qualità.

I dischi della Command raggiunsero i loro obiettivi grazie a una fedeltà del suono che poteva essere ottenuta solo con un pick-up microfonico multiplo:

Dall’origine del suono in un grande studio acusticamente perfetto, all’editing e alla ri-registrazione, fino alla stampa finale del disco, vengono utilizzate solo le migliori attrezzature.

Questa era, dopo tutto, l’era dell’hi-fi.

Enoch Light si è impegnato a fondo per realizzare la sua visione sonora. Sperimentò anche la disposizione dei musicisti durante la registrazione per creare effetti interessanti. Per ottenere il suono che cercava, Light masterizzò i primi tre dischi 39 volte, fino a raggiungere il risultato desiderato. I dischi erano gatefold con esaurienti linear notes, che descrivevano nei minimi dettagli il processo di registrazione e accreditavano tutti i musicisti coinvolti. Ogni traccia era anche annotata sulla confezione, descrivendo il modo in cui avrebbe suonato per testare l’impianto stereo di casa.

Nonostante il mercato apparentemente ristretto per questi dischi, le prime due uscite divennero grandi successi. Nel giro di un anno vendettero 250.000 copie ciascuno, mentre gli otto album successivi ne vendettero 100.000 ciascuno. Le vendite erano state indubbiamente aiutate anche dalla grafica essenziale e minimale, che le distinguevano da tutte le altre per accontentare un pubblico sempre più esigente.

Sebbene oggi non sia famosa come, la Blue Note, è tuttavia altrettanto importante proprio per il suo design grafico: un’incredibile miscela di tipografia moderna degli anni ’50 e arte grafica astratta.

L’astrazione e la ricerca grafica era un valido contributo visivo alla musica che proveniva dagli studi della Command Records. Non è chiaro quanto Light o Schwager fossero coinvolti nella scelta degli artisti delle copertine, ma è evidente che preferirono un approccio astratto e si affidarono al designer e pittore Charles E. Murphy (1933-2005).

Murphy è stato il direttore artistico della Command fin dall’inizio, nel 1959, e fino alla fine degli anni Sessanta. Originario di New York e veterano della guerra di Corea, negli anni Cinquanta studiò arte a Yale e insieme ad altri, ha studiato sotto la guida del leggendario artista e insegnante Josef Albers. Fu Albers, sotto la direzione di Charles E. Murphy, a creare le copertine dei primi due dischi. Murphy preferiva l’arte moderna, la teoria del colore e il jazz e Josef Albers era l’insegnante perfetto.

Murphy mantenne la sua vecchia scuola quando in seguito commissionò ad Albers le copertine delle serie Persuasive Percussion e Provocative Percussion, sulle quali utilizzò forme geometriche puramente non rappresentative ma estremamente provocatorie. Questi furono probabilmente gli unici incarichi commerciali di Albers negli Stati Uniti.

Le prime due copertine della Command Records

Murphy era più versatile del suo precedente maestro. Pur amando l’astrazione, i suoi collage e disegni erano particolari (si veda The Persuasive Trombone of Urbie Green Vol. 2) e spesso giocava con i caratteri tipografici in modo illustrativo (si veda Bongos Bongos Bongos e The Urbie Green 6-Tet). Ha inoltre inserito alcuni elementi spiritosi influenzati da Paul Klee (si veda Fabulous).

Alcune copertine di Charles E. Murphy

Il suo approccio alla geometria pura e simbolica e alla linearità giocosa divenne la base dell’identità visiva dell’etichetta Command, che includeva anche il contributo artistico e astratto di George Giusti, uno dei più stretti amici di Murphy, e di S. Neil Fujita, anch’essi noti come Midcentury Modernists e famosi per aver disegnato dozzine di copertine di album e di libri. Giusti colse l’occasione per sperimentare anche il disegno e il collage.

Alcune copertine di George Giusti

Alcune copertine di S. Neil Fujita

Josef Albers

Josef Albers è stato uno dei più importanti artisti e insegnanti del XX secolo. Nato nella regione industriale della Ruhr, nel nord-ovest della Germania, fu inizialmente un insegnante prima di dedicarsi allo studio dell’arte presso l’allora neonata Bauhaus. Questa leggendaria istituzione didattica ha trasformato l’arte e il design concentrandosi sulle connessioni tra artisti, architetti e artigiani. Dopo cinque anni al Bauhaus, Albers fu uno dei primi studenti a cui fu chiesto di entrare come professore della facoltà. Fu il più longevo membro del Bauhaus quando questo fu costretto a chiudere a causa delle pressioni dei nazisti nel 1933. Nello stesso anno Josef e sua moglie Anni furono invitati a dirigere il programma di pittura del nascente Black Mountain College nel North Carolina. Albers vi rimase fino al 1949 prima di trasferirsi a New Haven per dirigere il Dipartimento di Design della Yale University School of Art.

Durante il periodo di insegnamento in entrambe le istituzioni, Albers diventò uno degli insegnanti d’arte più noti e influenti d’America.

Nei suoi dipinti egli perseguì l’astrazione in modo molto rigido e sistematico. Ancora più minimale e semplificata della famosa serie di multiformi di Rothko, la serie di dipinti di Albers esplorava le più sottili variazioni di forma, consistenza e, soprattutto, l’interazione dei colori, all’interno di rigorose disposizioni geometriche. A proposito del suo lavoro, Albers disse:

Perché dipingo quadrati dal 1949, con lo stesso disegno e la stessa disposizione? Perché non vedo che in nessuna articolazione visiva ci sia una soluzione finale.

Nel 1958 lascia Yale per concentrarsi sulla serie di dipinti Homage to the Square e su commissioni scultoree. Le opere che realizzò per la Command rappresentano uno dei pochi esempi di Albers che si dedica al lavoro commerciale dopo il Bauhaus, preferendo invece concentrarsi sull’insegnamento e sulla pittura.
Il ruolo di Charles Murphy deve essere stato importante nel collegare Albers a Enoch Light. Un altro sostenitore di Albers fu probabilmente la figlia di Light, Julie, che studiò con lui al Black Mountain College. È anche molto probabile che i semplici esercizi visivi fatti da Murphy nella classe di Albers a Yale abbiano ispirato l’estetica delle copertine della Command.

Albers disegnò un totale di sette copertine per la Command nei primi tre anni di vita dell’etichetta. Murphy e una serie di altri artisti e designer, da lui successivamente diretti, hanno creato tutte le altre. Ognuna minimale e astratta, seguendo il tono visivo che Albers aveva stabilito per la serie.

Le sette copertine realizzate per la command da Josef Albers (1888 – 1976)

Il concetto alla base dell’approccio di Light alla serie di dischi della Command, con la loro enfasi sulla precisione, la sottigliezza e le sfumature, ha permesso uno sviluppo molto più astratto per le copertine degli album. La mancanza di un tema o di una narrazione nelle registrazioni e la concentrazione sulla pura esperienza dell’effetto stereofonico hanno dato ad Albers la possibilità di creare qualcosa di così sorprendentemente grafico e minimale. L’uso di quadrati e griglie di punti è coerente con la sua ricerca modernista dei mezzi più semplici ed efficaci per comunicare il soggetto desiderato. Inoltre, si rifà al suo interesse per l’esplorazione e la visualizzazione delle interazioni tra gli oggetti. I disegni rivelano in modo efficace e intelligente l’idea alla base delle registrazioni. La copertina di Persuasive Percussions ne è un buon esempio. I punti si staccano dalla griglia e rimbalzano in modo elegante, alludendo alla gamma dinamica della musica e facendo riferimento al “rimbalzo” stereofonico che si verifica nelle registrazioni.

La produzione della Command Records rappresenta una bella miscela di circostanze che hanno portato a un processo collaborativo di successo. Light e Albers erano spiriti affini, anche se la loro formazione era diversa. Le copertine testimoniano il valore di credere in una direzione visiva forte e forse audace per l’epoca. Il loro design è un modo di unire gli ideali modernisti europei e il consumismo americano del dopoguerra. La musica dell’etichetta è diventata così la colonna sonora dell’America degli anni ’60, e le copertine ne sono la perfetta controparte visiva.

Oggi le copertine della Command emanano una sensibilità contemporanea, ma sottolineano anche un’estetica di un design curiosamente passato che ha ancora da insegnare.

Esse colpiscono ancora per la potenza grafica. Inoltre, sono vividamente identificabili non solo per il logo mnemonico della Command che si trova solitamente nell’angolo destro, ma anche per un’altra caratteristica chiave: tutte le immagini sono state stampate su uno sfondo bianco. Un valido consiglio per i futuri grafici. Altro che Intelligenza Artificiale.

By Daniele Massimi

 

 

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