Marisa Monte a Roma, la recensione del concerto del 15 luglio 2024

Scritto da il 17 Luglio 2024

Finalmente sono riuscito a vedere dal vivo Marisa Monte, dopo 30 anni che la seguo e che la adoro. Attualmente è la più grande, famosa, pluripremiata e più versatile interprete di quella che genericamente (e ingiustamente) è chiamata musica brasiliana. Sapevo cosa aspettarmi, visto che il tour si chiama Os maiores sucessos  ed è stata una serata in cui la cantante ha ripercorso i suoi 36 anni di carriera attraverso i brani che l’hanno resa famosa a livello internazionale.
C’era un’atmosfera calda nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma sia per il clima, che per la gente: sembrava di stare a Rio de Janeiro, e non sto buttando lì a caso la prima città brasiliana che viene in mente. Rio infatti è la città dove Marisa nasceva il 1° luglio del 1967.
Una buona metà del pubblico era brasiliana e di tutte le età, dai nonni ai nipoti. La cavea non era pienissima a causa anche del costo del biglietto che non era economico. Il concerto è iniziato con qualche minuto di ritardo.

La cantante, elegantissima con un abito  nero lungo e un cappello nero a falde larghe, ha intonato subito Maria de verdade. Ha niziato con qualche strappo nella voce sulle note alte, ma è comprensibilissimo, dato che la voce non era ancora calda e il pezzo era molto modulato e di impegnativa estensione sul pentagramma.
Marisa, con la sua presenza, la sua voce e le sue movenze, è stata di una sensualità disarmante; regale, ma di quel regale non ostentato, non presuntuoso, ma di pura classe.

Prima di passare al pezzo successivo, ha salutato il pubblico e, in un ottimo Italiano, ha raccontato di aver vissuto a Roma per un anno quando, appena diciottenne, venne in Italia a studiare il bel canto. Già, perché lei voleva fare la cantante lirica o, meglio, la lirica è stata la sua prima passione.

Il concerto  è proseguito con Infinito particular e poi Illusión, cover di un brano della messicana Julieta Venegas; in un batter d’occhio si è arrivati a Villarejo e Ainda Bem, due suoi cavalli di battaglia; qui il pubblico ha iniziato a cantare con lei.

Ainda bem
Que agora encontrei você
Eu realmente não sei
O que eu fiz pra merecer você

La canzone successiva l’ha annunciata nuovamente in italiano  dedicandola alla nostra Mina, ed è partita Dança da solidão, una meraviglia scritta da Paulinho da Viola che non poteva mancare, uno dei miei brani preferiti.

La voce di Marisa ha incantato tutta la cavea, magia pura. In quasi tutti i brani, Marisa si è accompagnata a volte con la chitarra acustica e a volte con l’elettrica e anche con l’ukulele.

Dopo Diariamente, Marisa si è seduta e ha annunciato un classicone della musica popolare brasiliana: Carinhoso, scritto da Pixinguinha più di un secolo fa. Guardando l’orologio, ad occhio dovevamo essere più o meno arrivati ad un terzo del concerto, ma il tempo era volato, mannaggia…
In scaletta un altro classico, vale a dire Beija eu, che il pubblico ha intonato insieme a lei.

Seja eu, seja eu
Deixa que eu seja eu
E aceita o que seja seu
Então deita e aceita eu

Poi è toccato a É você, canzone scritta a tre mani da Marisa, Carlinhos Brown e Arnaldo Antunes, trio meglio conosciuto come Tribalistas.
Due parole le merita anche la band che ha accompagnato Marisa: compatta, ordinata, senza istrionismi, assoli e manie di protagonismo, un ensemble di validi professionisti (e ci mancherebbe che non lo fossero) che doveva rimanere in ombra ed era li per sostenere lei, che era la regina indiscussa della serata; non c’era spazio per individualismi oltre il suo.
Il tempo è volato, sarà anche per il fatto che le canzoni erano di breve durata e scorrevano velocemente da De mais ninguém, altro classico, via via fino a A Menina Dança, cover dei Novos Baianos, una canzone che ha più di 50 anni, ma che rimane sempre fresca soprattutto grazie alla voce e all’interpretazione di Marisa.

Nel finale Marisa e la band hanno lasciato gli strumenti e avanzando sul proscenio, hanno salutato e ringraziato, ma in pratica nessuno è uscito dal palco. Le luci non si sono spente e la band ha ripreso subito posto per gli attesi bis.
Si è iniziato  con Amor I Love You, brano scritto da Roberto Carlos, per concludere con il tormentone dei Tribalistas Já sei namorar; il pubblico era quasi tutto in piedi a ballare e a cantare; anche io ho accennato l’unica parte del testo che ricordavo, che mescola il concetto di indipendenza immerso in un contesto di amore universale:

Eu sou de ninguém
Eu sou de todo mundo
E todo mundo me quer bem

(Io non sono di nessuno
Io sono di tutto il mondo
E tutto il mondo mi vuole bene)

Alla fine si sono spente  le luci mentre la band abbandonava il palco; è rimasto un solo spot su Marisa, che ha intonato a cappella Bem que se quis,  meglio conosciuta da noi come E po’ che fa’ del mitico Pino Daniele, cover che Marisa ha interpretato ormai da più di 30 anni e che tra l’altro fu il brano con cui io venni a conoscenza della sua esistenza. Tutto il pubblico l’ha cantato ed è rimasto a cantarlo anche  quando la luce del palco si è spenta e Marisa se n’è andata via. Mentre tutti uscivano, mi è rimasto in testa il testo:

E pò che fa’
Se resto a dire quel che non vorrei
Se presti tutto non respiri più
Ma pò faje pace e nun ce può passa
Pecchè ‘intà vita nun se pò; maje sapè

Spesso da un concerto si esce saltellando, fomentati, morti di stanchezza… Quella sera si è tornati a casa sereni, con un bel sorriso stampato sulla faccia.

Obrigado, Marisa Monte.

By Fabrizio Dr Atomic Falcioni

 

Setlist:

1. Maria de verdade
2. Infinito particular
3. Ilusión (Julieta Venegas cover)
4. Vilarejo
5. Ainda bem
6. Dança da solidão (Paulinho da Viola cover)
7. Diariamente
8. Carinhoso (Pixinguinha cover)
9. Beija eu
10. É você (Tribalistas)
11. De mais ninguém
12. A primeira pedra
13. Velha infância (Tribalistas)
14. A sua
15. Eu sei (Na mira)
16. Tema de amor
17. Pra melhorar
18. Carnavália (Tribalistas)
19. Elegante amanhecer / Lenda das sereias, rainha do mar
20. A Menina Dança (Novos Baianos cover)

Bis:

21. Amor I Love You (Roberto Carlos)
22. Já sei namorar (Tribalistas)
23. Bem qui si quis (Pino Daniele)

 

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