Peter Saville: dai Joy Division ai King Crimson, breve storia di un graphic designer
Scritto da Daniele Massimi il 12 Maggio 2024
Peter Saville è uno dei più prolifici graphic designer ed è sopratutto famoso come autore di alcune delle più iconiche copertine di album degli ultimi decenni. Ha realizzato cover per tantissimi artisti tra cui Joy Division, New Order, King Crimson, Wham! e tantissimi altri.
Il decennio che va dal 1979 al 1989 è stato quello più importante e prolifico per Saville che ha firmato e prodotto molte copertine fondamentali per l’immagine e per la storia della musica.
Nato a Manchester nel 1955, è stato una figura centrale nella progettazione grafica e della cultura visiva. Compie la sua formazione presso il Politecnico della sua città natale, dove avrà modo di studiare grafica. Nel 1978, realizza il primo manifesto per The Factory, un night club fondato da Tony Wilson, dove si esibivano le più grandi band dell’ambiente underground del momento.
Nel 1979, insieme allo stesso Tony Wilson fondò la Factory Records. Il nome venne ispirato dalla Factory, il laboratorio sorto a New York City tra il 1962 e il 1968, nel quale lavorava Andy Warhol, punto di riferimento per artisti di ogni genere, dai musicisti ai pittori, dai grafici ai fotografi.
La Factory Records divenne poi una delle più importanti etichette indipendenti del panorama musicale e Peter Saville ne divenne direttore artistico.
La sua prima copertina del 1979 a diventare famosa in tutto il mondo fu quella per l’album Unknown Pleasures dei Joy Division, l’unico album del gruppo ad essere pubblicato prima del suicidio di Ian Curtis.
Sulla copertina è rappresentata la rivisitazione di un’immagine dei cento impulsi consecutivi della prima pulsar scoperta (stella a neutroni), la CP1919, prelevata dalle pagine della Cambridge Encyclopaedia Of Astronomy. La grafica venne cambiata in negativo e Saville la impaginò su uno sfondo nero. L’immagine venne anche rimpicciolita di molto, tanto da dare l’impressione che la stessa fluttuasse nello spazio.
“Ho cercato di mettere insieme il tutto al meglio delle mie capacità, nessuno mi aveva detto dove inserire l’immagine o le dimensioni – ha detto lo stesso Peter Saville – e sono andato contro le decisioni della band perché invertendo i colori avevo la sensazione che ci fosse maggiore presenza. Del resto si chiamava Unknown Pleasures, quindi ho pensato che renderlo il più possibile questo elemento nero ed enigmatico avrebbe aiutato ad evocare il titolo”.
Il disco, che nella prima stampa aveva la copertina telata, fu pubblicato il 15 giugno 1979 e conteneva la struggente Love Will Tear us apart.
La copertina per i Joy Division, con quella immagine così misteriosa e seducente, diede a Saville un successo straordinario che gli permise di rimanere ben saldo all’interno dell’industria discografica.
Le influenze artistiche che possono suggerire i suoi lavori sono tratte dai suoi studi sulle correnti del Futurismo, del Dadaismo, di de Stijil, del Costruttivismo e della Bauhaus. Tutto questo contribuì al suo stile caratteristico che impresse come marchio di fabbrica per le sue cover.
Tra le prime copertine realizzate tipiche della sua grafica c’è quella del primo album della Orchestral Manoeuvres in the Dark dal titolo omonimo uscito il 22 febbraio 1980.
Una griglia blu faceva intravedere il colore arancione della inner sleeve attraverso delle bucature orientate diagonalmete e impaginate in un quadrato di 12 elementi per 12 file. Per citare un brano, tra i più caratteristici dell’album, senza dubbio la scelta cade su Electricity.
Restiamo ancora nel 1980, anno in cui fu pubblicato il primo album dei Martha and the Muffins: Metro Music.
Il nostro Peter Saville adattò come copertina una parte della mappa di Toronto, la città della band, tratta dalla National Topographic System of Canada. Da questo album furono estratti diversi singoli tra cui il più famoso fu Echo Beach.
Pochi giorni dopo il suicidio di Ian Curtis, avvenuto il 18 maggio 1980, la band di Manchester stupisce tutti scegliendo per il nuovo album un’immagine funerea. In realtà è uno specchio fedele della sua musica. La copertina di Closer è in totale contrapposizione rispetto a quella del primo disco Unknown Pleasures dei Joy Division. Uno sfondo color crema avvolge la foto realizzata dal fotografo francese Bernard–Pierre Wolff.
Lo stesso Saville non era a conoscenza del fatto che il set fotografico fosse stato ambientato all’interno di un cimitero ma in effetti, la foto raffigura la tomba della famiglia Appiani che si trova all’interno del cimitero monumentale di Staglieno di Genova. L’immagine comunica, con grande empatia, un sentimento di transizione, di apatia prima dell’abbandono della vita che si trova anche all’interno dell’album e che probabilmente era anche lo stesso stato d’animo di Ian Curtis.
La copertina fece scuola, imponendo una nuova idea di design (il cosiddetto deliberate cool) legato alla musica.
Il carattere utilizzato per il titolo dell’album è un font lapidario romano che contribuisce a rendere la copertina un effige. Il carattere tipografico è ispirato da una serie di font scoperti da un professore tedesco durante uno studio su materiali del II secolo d.C..
Sulla cover ideata da Saville venne inserito solo il titolo dell’album, mentre il nome del gruppo compariva nel retro.
Nella inner sleeve non venne inserita nessuna immagine del gruppo per esaltare il senso di neoclassicismo che Peter Saville voleva trasmettere. Il designer dalla cover fu ispirato anche dal progetto dell’architetto Philip Johnson per il palazzo AT&T di New York.
Peter Hooke, bassista della band dei Joy Division ha detto riguardo all’arte di Peter Saville:
“Saville conosceva così bene il sound del gruppo che era l’unico in grado di rappresentare visivamente la nostra musica. Noi creavamo emozioni per orecchie e anima, lui lo faceva per gli occhi.”
Isolation, seconda traccia di Closer, (un brano tra tutti per ricordare il sound dell’album) è basata sulla batteria elettronica di Stephen Morris, accompagnata da una linea di tastiera acuta di Bernard Sumner. A metà della canzone entrano un tamburo impetuoso e un motivo hi-hat, spingendo il brano verso la sua fine drammatica.
Peter Saville diresse anche il lavoro per Discipline, l’ottavo album in studio dei King Crimson, uscito il 22 settembre 1981. L’immagine usata su un fondo rosso scuro è un nodo celtico disegnato da George Bain di cui Robert Fripp aveva acquistato i diritti.
Nelle riedizioni dell’album fu sostituito da una realizzazione grafica di Steve Ball sempre commissionata da Robert Fripp. Discipline è un lavoro musicale che presenta la nuova formazione del gruppo e segnò la loro produzione degli anni’80 con il cantante – chitarrista Adrian Belew. E’ un caposaldo progressive della band dove possiamo trovare gemme musicali come Elephant Talk o Frame by Frame.
Ad una domanda fatta a Peter Saville circa la concorrenza tra i realizzatori di copertine di dischi agli inizi degli anni ’80, rispose:
“Ideare e realizzare copertine di dischi non ti da nessuna qualifica particolare: non sei garantito per nulla, lavori su cose che ti piacciono e ti interessano ma non sai se la stessa cosa potrai farla domani. Giovani con buone idee in giro ce ne sono e poi restano in pista i soliti personaggi che si tramandano dagli anni ’70 o addirittura ’60. Sarebbe più difficile per noi trovare degli spazi se il circuito della musica non vivesse tutti questi fermenti e le varie innovazioni che richiedono automaticamente un adeguamento anche dei linguaggi grafici. Sono molto soddisfatto di poter seguire una musica che sento tanto vicina e quindi la Factory mi calza a pennello, cosi come la DinDisc dove trovo gruppi che mi piacciono e per i quali diventa più naturale lavorare. È certo che nel mio settore come altrove molto dipende dall’iniziativa individuale: bisogna muoversi, proporre, sperimentare, accettare il rischio di impegnarsi a vuoto, ma dimostrare una certa vitalità”.
Il 28 maggio 1982, esce l’album dei Roxy Music, Avalon. Un uomo con una armatura e un falcone sulla mano guardano l’orizzonte. Forse scrutano o stanno sull’isola di Avalon che è un luogo leggendario, legato al mito di Re Artù.
È una copertina molto suggestiva che come tante altre, Peter Saville crea insieme a vari collaboratori. Questa volta abbiamo il fashion designer Anthony Price e il fotografo scozzese Neil Kirk.
Da questo album ricordiamo tutti la famosissima More than This.
Parliamo ora del secondo album di inediti dei Visage, The Anvil pubblicato il 26 marzo 1982.
L’artwork è realizzato da Grafica Industria, il nome della compagnia di Peter Saville prima di realizzare la Peter Saville Associates. La foto di copertina è del grande Helmut Newton. Il bianco e nero è in pieno stile New Romantic dell’epoca e vede ritratto in posa plastica Steve Strange, fondatore del gruppo.
Quindi qui abbiamo un Peter Saville imprenditore che sa anche orientarsi nel mercato delle novità artistiche di quel periodo.
Lo studio di design Peter Saville Associates, detto PSA, fu diretto da Saville dall’ottobre del 1982 fino al 1990.
Tra i primi lavori come Peter Saville Associates è da ricordare il sesto album degli inglesi Ultravox dal titolo Quartet uscito il 15 ottobre 1982.
La copertina vede un prospetto architettonico stilizzato disegnato da Ken Kennedy e colorato da Bill Philpot.
La produzione artistica è curata da George Martin, già produttore dei Beatles e in questo album spicca il brano maestoso intitolato Hymn.
La Peter Saville Associates collabora anche con John Trevor Key un famosissimo fotografo e designer britannico. Fu sua l’idea per la dinamica sfumatura di colori (diversa per i vari supporti) che possiamo vedere nell’album Music From The Edge Of Heaven degli Wham! e che nella compilation The Final, del 1986, compare sul bordo della copertina che aveva uno sfondo bianco.
Il bordo colorato, spesso con la cromia simile a segni di taglio tipografici, con cui a volte gioca creando anche dei veri e propri enigmi in codice, è un segno distintivo di Peter Saville come possiamo vedere sulle copertine del singolo Blue Monday (fatto a forma di floppy disc) del 1983 e dell’album Power, Corruption & Lies dei New Order, uscito il 2 maggio 1983.
Ancora per la factory Records è stato pubblicato nel 1987 True Faith dei New Order e la sleeve è sempre a cura della Peter Saville Associates (PSA) insieme a John Trevor Key fido collaboratore.
Questa volta sul fondo bianco della copertina si staglia una pioggia di foglie secche colorate: nessuna si sovrappone all’altra creando spazi vuoti e colore in perfetto equilibrio.
La produzione di Peter Saville con la PSA, continua con la band inglese folk Rock dei The Dream Academy. La copertina più rappresentativa dello stile di Peter Saville è sicuramente il loro secondo album, Remembrance Days, del 1987.
La geometria e una grafica pulita e ordinata viene fuori anche se si guarda distrattamente questa copertina che ha su fondo bianco dei semplici puntini gialli con al centro uno più grande rosso. In realtà è un tappeto di margherite con un fiore rosso al centro.
Il flower power anni ottanta non è mai stato più bello grazie anche al brano Hampstead Girl presente nell’album.
Anche Paul McCartney si avvale della Peter Saville Associates nel 1989 che che elabora una foto di Linda McCartney per l’album Flowers in the Dirt pubblicato il 5 giugno 1989. Ancora i fiori sono usati da Peter Saville nella sua poetica grafica di fine anni ’80. Un mazzo di fiori viene posato nella diagonale della copertina su un fondo sapientemente trattato con pennellate di colore rosso scuro che ben ritagliano i fiori colorati di giallo, viola e rosso. La scritta in bianco in alto non copre la composizione e ne esalta l’equilibrio compositivo. Ricordiamo che la hit di punta dell’album fu My Brave Face.
Ovviamente non è tutto per raccontare la lunga carriera di Peter Saville. Abbiamo fatto una carrellata di successi con gli artisti con cui ha collaborato dal 1979 al 1989 e la sua carriera continua per altre 2 decadi fino ai giorni nostri.
Oltre che ai Joy Division e ai New Order, ha collaborato con Brian Eno, Peter Gabriel, Depeche Mode, Kraftwerk, Revenge, Electronic, Suede, Pulp, Gay Dad tanto per citarne qualcuno.
Lo stile unico di un bravo grafico si riconosce da pochi e unici tratti distintivi e le buone basi di studio e di riferimento danno sempre buoni frutti e soprattutto originali ed inimitabili. Altro che grafiche generate dalla AI.