Talking Heads In The Beginning Was I Zimba
Scritto da Gianpaolo Castaldo il 11 Ottobre 2018
IN THE BEGINNING, WAS…..I ZIMBRA.
“GADIJ BERI BIMBA CLANDRIDI
LAULI IONNI CADORI GADJAM
A BIM BERI GLASSALA GLADRIDE
E GLASSALA TUFFM I ZIMBRA”
Hugo Ball, 1916.
Ma partiamo dalla fine: il 18 dicembre 1980 la RAI registrò (e tenne per anni, misteriosamente chiuso nei suoi archivi) il concerto tenuto al Palaeur di Roma dai Talking Heads, in tour in Europa per promuovere il nuovo disco, REMAIN IN LIGHT, uscito l’8 ottobre dello stesso anno. Di spalla, e che spalla, i Selecter.
Palasport strapieno, non ricordo incidenti o problemi, nonostante il clima di guerriglia urbana registrato in alcuni precedenti concerti con la folla che voleva entrare gratis, qualunque fosse l’evento (infatti da allora fu sancito per un bel po’ di tempo un black out di concerti a Roma).
Polizia schieratissima, transenne, celerini e agenti ovunque, eppure molta gente riuscì ugualmente a scavalcare ed entrare, riempiendo all’inverosimile la struttura. Due giorni prima, al Teatro Tenda A Strisce, avevo assistito al concerto di Martha Davis e dei suoi Motels. Testosterone a mille.
La regia video, tre telecamere sincronizzate da 16 mm, fu affidata a Cesare Pierleoni, un veterano del genere. Alla formazione base (Byrne, Harrison, Frantz e Weymouth) si aggiunsero Adrian Belew, Dolette McDonald, Bernie Worrell, Steve Scales e Busta Jones. REMAIN UN LIGHT segnò uno spartiacque fondamentale tra ciò che era la musica rock fino al 1979 e ciò che divenne subito dopo. Cambiò tutto da quel momento, e per fortuna.
Le musiche, un coacervo di contaminazioni tribali che trovarono la loro sublimazione sonica nel brano I ZIMBRA, già presente nel loro disco precedente, FEAR OF MUSIC. “I Zimbra” era firmata Byrne, Eno ed Hugo Ball, cofondatore nel 1916 del Cabaret Voltaire a Zurigo e guida del movimento DADA, il cui nome pare sia un’invenzione tutta sua.
I testi, scritti da un David Byrne in stato di grazia; viaggio minimalista nella mitologia e nei riti voodoo africani, laddove il “flusso di coscienza” trovò la sua massima celebrazione proprio in quei ritmi appena generati. Funky, rock, new wave, tutto mischiato mirabilmente, a tratti sovrapposto, mai in conflitto.
Alle sessions di registrazione si aggiunsero Nona Hendryx (ex Labelle, quelle di Lady Marmalade), Robert Palmer (quello di “John And Mary”. Robert era a Nassau alle Bahamas per registrare il suo nuovo disco, “Clues”, prodotto da Gary Newman. Remain In Light fu registrato proprio a Nassau, coincidenza) e Jon Hassell. Nello stesso periodo, Byrne pubblicò anche LIFE IN THE BUSH OF GHOSTS, sempre con Brian Eno.
Franz e Tina trovarono il tempo per sposarsi (Genius Of Love vi dice niente?). Jerry Harrison, di provenienza MODERN LOVERS (two, three, four, roadrunner) produsse il disco solo della succitata Nona Hendryx, che (si dice, non ne ho le prove), sembrava essere una lontana cugina di Jimi Hendrix. Perché la Y nel cognome, allora? Boh. Harrison poi collaborò con VIOLENT FEMMES, FINE YOUNG CANNIBALS, CRASH TEST DUMMIES e i primi FOO FIGHTERS. Serve altro? Ah si, certo. La videoarte di Byrne e soci trovò la sua sublimazione in tv attraverso Mister Fantasy di Carlo Massarini. Augh.